Torna alla Home Page La Costa Azzurra di
Quercianella

INTRODUZIONE
Introduzione Le guide Il castello del Romito e il ministro Sonnino Il paese, le pensioni, i villini La stazione I bagni e il mare Archeologia Nuvolari

...dalla Costa Fiorita di Quercianella

Edizione Stella del Mare Livorno, 1991
Nel 1985 con la nascita della Pro Loco di Quercianella (Associazione Incremento Turistico Quercianella), la voglia di organizzare, che di solito caratterizza queste associazioni, portò alla realizzazione di varie inziative e fra queste grande successo riscosse una mostra sulla vecchia Quercianella che permise di raccogliere molto materiale composto da cartoline, foto, articoli di giornali, documenti etc..
Nel 1991 questo materiale venne utilizzato per dare alle stampe una pubblicazione che presentava tutti gli aspetti più caratteristici della località: immagini commentate da articoli d’epoca; nomi e cognomi di frequentatori della comunità marina estiva; fatti di cronaca ed eventi mondani; i ritrovamenti archeologici etc...
La pubblicazione “…dalla Costa Fiorita di Quercianella”, realizzata fra mille difficoltà ma soprattutto in condizioni di gravi ristrettezze economiche che non permisero certo di curare la parte estetica e la scelta dei materiali, con grande sorpresa andò esaurita tant’è che ancor oggi molte persone chiedono di poter avere una copia di questo libro stampato in 600 esemplari!
Nel 2001, vista l’insistenza delle richieste e soprattutto per il reperimento di nuovo materiale inedito si pensò di realizzare una ristampa aggiornata ma l’idea si concretizzò soltanto con la stampa di un gioco, “Il Giuoco del Barone”, un collage di vecchie cartoline disposte in un labirinto secondo le regole classiche del Gioco dell’Oca e che avrebbe costituito l’allegato della nuova pubblicazione.
Proprio per questo motivo, partendo dal gioco che è stato inserito in un sito dedicato ai “Giochi dell’Oca e di Percorso”, si è pensato che forse una nuova edizione aggiornata potesse trovare posto direttamente on-line.
Ecco quindi in queste pagine riproposto tutto il materiale già pubblicato e soprattutto un aggiornamento della parte iconografica grazie al reperimento di nuove cartoline veramente eccezionali. Abbiamo anche doverosamente aggiunto il testo della pubblicazione dell’Avv. Giovanni Manco che in maniera puntigliosa e molto dettagliata affronta l’argomento “Quercianella” sotto i suoi più vari aspetti. Non poteva certo mancare un capitolo nuovo dedicato a Nuvolari, vista tutta la serie di iniziative incentrate sul personaggio (Mostra “Tazio a Quercianella, Nuvolari a Livorno”, monumento) e partite dal ritrovamento di foto che lo ritraevano di fronte alla Pensione Pilade Turini in occasione della sua partecipazione alla Gara Automobilistica “Circuito del Montenero-Coppa Ciano”.
Molto probabilmente una pubblicazione offre più soddisfazioni ma rimane purtroppo statica nel tempo mentre invece la presentazione on-line consente la possibilità di un costante aggiornamento e soprattutto consente una maggiore valorizzazione delle immagini e una loro maggiore diffusione e fruibilità.
Dopo un lungo dibattito fra appassionati ricercatori e cultori del passato, si è pensato di sostituire la denominazione “Costa Fiorita” ( più appropriata forse per Castiglioncello) con la denominazione di “Costa Azzurra”.
Spero di aver fatto cosa gradita a tutti coloro che non sono riusciti ad avere una copia del libro e di suscitare ulteriormente l’interesse di coloro che, più fortunati, custodiscono gelosamente la loro nella propria libreria.
Un doveroso ringraziamento all’Avv. Giovanni Manco, anche lui quercianellese d’adozione, per le citazioni nella sua pubblicazione.

Estate 2008
Luigi Ciompi



Prefazione


Il materiale raccolto nel corso di due mostre e quello trovato in questi ultimi anni ha permesso di realizzare questo libro che non ha certo la pretesa di essere la storia di Quercianella ma una raccolta di immagini commentate dalla stampa del tempo, dai cronisti di allora.
Le foto di Giovan Battista Paolieri, infaticabile fotografo dilettante arrivato a Quercianella nel 1908 ed artefice dei famosi Bagni inaugurati nel 1911, insieme agli articoli dei giornali dell’epoca, ci fanno rivivere la Quercianella dei primi del ‘900 con i suoi villini civettuoli, le feste danzanti, le rappresentazioni teatrali, gli appuntamenti galanti nelle halls delle Pensioni, gli intrattenimenti sui Bagni sotto i berceaux. Sulla costa fiorita di mortelle, corbezzoli, gerani, oleandri e margherite gli assidui bagnanti vengono immortalati dagli obbiettivi e dai ritrattisti, mentre il cronista appunta sul suo taccuino i nomi della gaia colonia al mare. In rapida successione i fatti di cronaca: l’arrivo del telegrafo, dell’acquedotto, della ferrovia; le polemiche ed i comitati di agitazione per la Stazione: un’immagine incantata di una località selvaggia, riconosciuta Stazione Climatica dal Regio Ufficio di Geodinamica e Meteorologia di Roma, in piena fase di sviluppo e d’incremento turistico. A dominare le scene di vita quotidiana il Ministro, solitario e schivo, chiuso nel tetro Castello del Romito per riposarsi delle fatiche della sua intensa vita politica: l’uomo a cui per molti anni sono stati legati i destini della nazione e che giustamente il Prof. Giovanni Spadolini ha inserito nel suo libro “Gli uomini che fecero l’Italia”.
Nasce spontaneo il contrasto fra l’incremento frenetico e l’importanza attribuita a Quercianella agli inizi del ‘900 da parte di un’Amministrazione attenta e disposta a soddisfare ogni giusta esigenza e l’attuale regresso e abbandono di una località che merita una più adeguata considerazione, anche dagli stessi quercianellesi.
Più che suscitare una critica, questa raccolta si propone di valorizzare il presente attraverso il racconto del passato: un omaggio gradito a quanti da molti anni hanno scelto di trascorrere le loro vacanze a Quercianella e che ritroveranno qui volti e nomi familiari nelle immagini e negli interminabili elenchi delle presenze.
E’ il momento dei ringraziamenti: all’Associazione Incremento Turistico di Quercianella per la fiducia accordatami; alla Biblioteca Labronica; al Fotografo Carletti di Antignano; a Caterina, Umberto e Annibale Paolieri; a Vanda e Milena Turini; alla Famiglia Chiappe; all’Ing. Carlo Ferri; al giornalista Gastone Ortona Orefice; a Piero Bacherini, Alberto Bartoli, Gilda Ruberti, Andrea Russo, Gino Spinelli, Franco Turini e alle Sig.re Zaccherelli.
Un ringraziamento particolare a Maria Picchioni, alla quale dedico questo libro e a Maria Angela Nocchi, frizzante corrispondente de “La Nazione” e valida collaboratrice.

(Estate 1991)
Luigi Ciompi


Il Progetto Bellincioni

Particolarmente interessante e curioso questo progetto di inizio secolo che prevedeva la valorizzazione della costa all’estrema periferia di Livorno, allora provincia pisana. Si parlava infatti della Costa Azzurra di Campolecciano (Castiglioncello-Quercianella) ed erano previsti 300.000 metri quadri di terreno edificabile, acqua potabile, luce elettrica, villini a forfait per L. 10.000, 15.000, 20.00. L’autore del progetto era l’Ing. Giovanni Bellincioni, direttore dell’Ufficio Tecnico del Comune di Firenze ed estensore nel 1915 del nuovo Piano Regolatore della stessa città approvato successivamente nel 1924. L’iniziativa venne fortemente pubblicizzata tramite cartoline e annunci sulla stampa che riportavano: “… per le trattative rivolgersi allo Studio Bellincioni in Via S. Gallo 12 a Firenze”. A Quercianella si gridò allo scandalo e alla speculazione edilizia ed una delle penne più famose del quotidiano fiorentino “La Nazione”, il giornalista e scrittore Ferdinando Paolieri, non risparmiò sulle pagine del suo giornale dure e aspre critiche all’iniziativa. Il progetto peraltro si inserì in una polemica particolarmente accesa riguardo la futura ubicazione della Stazione ferroviaria. Inizialmente con la nuova linea ferroviaria Livorno-Vada era stata prevista una semplice fermata in onore dell’ospite illustre, l’Onorevole Sidney Sonnino. Poi si era deciso di realizzare la Stazione a Quercianella ma subito dopo si era prospettata la possibilità di un suo spostamento a Campolecciano, provincia di Pisa, proprio dove l’ing. Bellincioni proponeva la lottizzazione “Costa Azzurra di Campolecciano (Castiglioncello-Quercianella)”.
Scriveva il giornalista Paolieri su “La Nazione” del 21 maggio 1913:
“ Scendo, naturalmente, alla stazione di Quercianella, la quale consta di parecchie case fra le quali noto degli ospizi, due chiese, una casa di suore di carità, un bello stabilimento balneario, una scuola comunale, un ufficio postale, un osservatorio meteorologico, delle pensioni, uno spaccio, due o tre trattorie, nonchè una importante cava di materiale da cementeria. Appena arrivato (di questa stagione la bagnatura, si sa, è deserta) son fatto segno a viva curiosità; un amico spinge la voce che c’è un “giornalista” in paese, ed io penso, tutto contento, d’avere un aspetto così interessante che giustifichi il mio insediamento a Quercianella con ingresso a pagamento per vedermi, ribassi ferroviari e forti sconti ai pellegrini di Montenero... insomma immagino di aver fatto la mia fortuna... Ma nossignori! Tutto il campo è stato messo a rumore, tutto l’interesse si è ridestato, solo perchè io ho un a penna che scrive, bene o male, e la Nazione che diligentemente pubblica quello che scrivo... Ora alcuni maggiorenti Quercianellesi desiderano farmi noto che si vuol loro portar via proprio la stazione ferroviaria!
Rimango di stucco.
- Ma perchè?
- Per trasportarla vicino a Campolecciano.
- Ma cosa c’è a Campolecciano?
- Nulla per ora.
- E allora siete pazzi!
- Matto sarà lei e se non ci crede venga a vedere. Sono le due del pomeriggio, fa un caldo birbone e io domando se si può andar per mare.

- Un urlo d’entusiasmo mi risponde: e io salgo con i miei amici in una barchetta che s’avvia, ballonzolando placida, sul Tirreno in bonaccia.
- Vede? quella è la spiaggia!
- Benone; ma per ora c’è la spiaggia soltanto. E sbarchiamo. Vedo subito diverse ragazze intente al lavoro di una scarpata.
-Vede? queste ragazze sono Nibbiaiche e Gabbriziane...
- Come ha detto, scusi?
- Sono della cura di Nibbiaia (provincia di Pisa, ndr), un paese come quelli di Gabbro, di Castelnuovo della Misericordia, paesi circonvicini, e per i quali s’invoca lo spostamento della stazione...
- Ah! e quanto distano questi paesi circonvicini? - Dai sei ai quattordici chilometri...
- Salute! Dimmi, bella ragazza, ti farebbe comodo la stazione a Quercianella, oppure


a Campolecciano?
- Ma per me è la stessa distanza; capirà quando siamo scesi di lassù... però, specie dovendo andare a Livorno, è più comoda a Quercianella...
- Ho bell’e inteso!
E mi avvio verso il paesetto tutto bianco fra il cupo dei boschetti accesi qua e là da zampilli iridescenti di fiori smaglianti. Per la strada rassicuro i miei compagni:
- Siete Livornesi, e credete possibile che un’ altra provincia vi porti via la stazione? Se fosse necessario, lo capirei; ma è logico che il Comune di Livorno stia zitto a vedersi rovinare un paesino che promette di diventare una cittadella, uno sfogo maggiore del suo commercio, una passeggiata amena dei bagnanti di città, un posto di quiete per gli stessi Livornesi? E vi rivolgete a me, Fiorentino? Ma io son certo che gli onorevoli Cassuto ed Orlando non permetteranno una simile enormità, che il comm. Bianchi farà una risata a çhi gli proponga delle burlette consimili...
- Ma badi, la stazione deve essere spostata...
- Diamine! ma fin dove è tecnicamente necessario, non così fuori dell’abitato e della provincia! Sarebbe assurdo!

La polemica si trascinò a lungo e sul Corriere di Livorno del Giugno 1915 si entra nel merito facendo riferimento al progetto Bellincioni:

“Sarebbe semplicemente ridicolo che la linea Livorno-Cecina, la quale è già costata tanti sudori, tante lotte, tante agitazioni, dovesse ora presentare questa strabiliante anormalità: che su un brevissimo tratto si avrebbero tre stazioni: quella di Rosignano, quella di Castiglioncello e quella di... Campolecciano, una appiccicata all’altra, e tutte e tre situate in modo da favorire soltanto Castiglioncello e i proprietari dei terreni vicini: mentre Quercianella, la bellissima stazione climatica e balneare a cui è riservato così brillante avvenire, Quercianella, che è già un paese, denso di abitazioni e non... di progetti (vedi Bellincioni n.d.r..), dovrebbe rimanere praticamente senza stazione, visto che la sua la trasporterebbero lontano. Perché la verità è questa e indistruttibile: Quercianella esiste già! Ha numerosi abitanti, un presente floridissimo, un avvenire radioso. Più in là, per ora, c’è il deserto, o quasi. Ora allontanare la stazione dal paese, per costruirla nel deserto, può essere utile, anzi, sarebbe utile certamente a chi ha terreni da vendere o palazzette da fabbricare: ma sarebbe di un danno enorme per tutto un paese già costruito, già abitato, già fiorente, il cui avvenire verrebbe inesorabilmente stroncato dall’ isolamento in cui sarebbe ripiombato. Ora non è, assolutamente possibile che il vantaggio di pochi speculatori si sovrapponga al pubblico interesse. Dove c’è il vantaggio della collettività, dove ci sono le ragioni di giustizia, di opportunità, di utilità pubblica, debbono tacere le aspirazioni dei privati che cercano soltanto il loro personale guadagno. Noi uniamo la nostra voce a quella degli abitanti di Quercianella e a quella delle autorità locali, nella protesta contro il nuovo tentativo di rimettere sul tappeto una questione giudicata. E auguriamo che, finalmente, coloro che dovrebbero farlo, intendano il loro dovere di rassegnarsi, a far tacere ingorde aspirazioni di personale vantaggio, là dove è in giuoco, con l’avvenire di un paese, il bene di un’intera provincia: la nostra!”
Alla fine la Stazione rimase a Quercianella e del progetto Bellincioni non si sentì più parlare anche se proprio a Campolecciano è possibile vedere tuttora delle costruzioni che per la loro configurazione ricordano molto quelle presentate nel progetto dall’ingegnere fiorentino.

Quercianella: elementi per una storia del territorio.
(a cura di Giovanni Manco)

Introduzione.

Senza la presunzione di risultare completo, né tanto meno definitivo, il presente contributo alla conoscenza storica di Quercianella vuol essere soltanto una provocazione, anche a causa della soggettività di alcune nostre riflessioni e conclusioni sicuramente discutibili. Una traccia, dunque, per una ricostruzione da completare e correggere ad opera di quanti, nel tempo, vorranno concorrere a costruire e conservare la memoria del luogo.
Una memoria dove il generale o il pubblico per il carattere di perifericità e di marginalità, geografica e economica, e quindi storica delle vicende del luogo, ben si coniuga, legata al mare, alla villeggiatura e al turismo, col particolare e col privato: quest'ultimo, anche se fatto di episodi legati all'esperienza personale e familiare, di per sé ancor più marginali per assumere rilevanza nella storia, rappresenta pur tuttavia, nella storiografia materiale, l'altra faccia non meno degna e significativa di un unitario processo; povero sì di eventi, ma, a ben guardare, ricco di profumo, di quanto colora il senso della vita.
Dalla necessità di coniugare la conoscenza della cornice storica, di lungo periodo, articolata fin dall'antichità nella sue molteplici e diverse tematiche - le risorse naturali e le infrastrutture di comunicazione - che concorrono a generare e dar vita ad un nucleo abitativo e a caratterizzarne la "personalità" e la crescita, con i minuti fatti di chi ne è stato attore e testimone fino all'estremo limite del quotidiano e del personale, deriva l'inevitabile oscillazione tra i due registri della scrittura e della lettura, di alti e di bassi, di allontanamento e di avvicinamento, in definitiva di spiazzamento.
Fare una storia di Quercianella parrebbe una esagerazione visti i suoi limiti temporali, di fatto poco più di un secolo, e territoriali: chiusa com'è nel limitato spazio compreso tra il Rogiolo e il Chioma, tra l'Aurelia e il mare, salvo qualche breve tentacolare ramificazione verso il bosco. Ma il tentativo di ricondurre ad unità i tanti frammenti sparsi, è sempre fruttuoso quando serva a creare una sensibilità e una coscienza più matura della comunità. A questo serve la memoria storica: a costruire la coscienza di sé e quell'etica politica necessaria ad affrontare l'oggi e il domani.
Già ricomporre un quadro unitario è opera non facile, specie se si intende sacrificare la lettura di tutte le vicende, fatti, situazioni svoltisi o esistenti nell'unità di tempo, da ricostruire correttamente su fonti documentarie, alla comprensione sintetica per temi o singoli profili, da noi ritenuta in questa circostanza più adatta a far comprendere le spinte, i condizionamenti e i limiti di una storia del territorio.
Il quadro non può, infatti, che essere il frutto di un lavoro interdisciplinare e ricostruttivo dei tanti frammenti delle diverse fonti documentarie, scritte e verbali, materiali e non, solo apparentemente lontane tra loro. Preziose soprattutto le fonti orali: l'aver parlato con gli anziani del paese, i depositari della memoria - e ai quali va tutto il mio ringraziamento - è stato anche per me occasione di viva emozione, per loro anche di quel sentimento di orgoglio che si prova nell'aver fatto parte di una comunità e che riemerge dalla memoria della propria testimonianza storica.
Fonti invero povere per Quercianella, se si escludono l'Archivio di Stato di Livorno (A.S.L.), il catasto urbano e gli archivi degli enti responsabili di quelle opere pubbliche o preposti a regolare quelle attività di servizio pubblico che segnano non solo materialmente la sorte del territorio.
Tutto ha, infatti, una storia, e sarebbe un errore pensare che la conoscenza dei due volti di Quercianella, quello del mare e della vita ad esso legata, oggi in uno stato di grave sofferenza nella flora e nella fauna marine, solo in minima parte imputabile ai suoi abitanti, e quello dell'area verde boschiva che tutta la circonda, ma più estranea alla conoscenza e curiosità dei "villeggianti", non ne costituiscano inscindibili e fondamentali premesse.
Lavoro lungo e paziente, del quale quello presente è solo un ulteriore contributo per la storia del territorio che segue, se non erro, il primo ed importante costituito dal libro promosso dall'Associazione Incremento Turistico Quercianella, dal titolo "Dalla costa fiorita di Quercianella", a cura di Luigi Ciompi, con la collaborazione di Maria Angela Nocchi, Ed. Stella del Mare - Livorno, luglio 1991. Libro che rappresenta ad oggi una insostituibile, preziosa raccolta di documenti, testimonianze e fotografie, e al quale faremo continuo riferimento (come opera citata, op.cit.) e al quale rinviamo per tutto quanto da noi qui non ricordato.
Anelli, dunque, di una presa di coscienza, di una catena più lunga che ci auguriamo possa proseguire nel tempo; mero stimolo per quanti avranno la passione di legare l'amore per questo "lembo di paradiso", secondo l'aulica espressione di un giornalista dei primi del'900, con lo studio e col recupero di quella memoria di storia minore, così facile a deteriorarsi e perdersi del tutto, mediante la schedatura di ogni documento, materiale e non, ancora presente nella comunità.

Parte Prima

Origine toponomastica, scelta localizzativa e fattori limitanti.

1. L’origine toponomastica e della scelta localizzativa.

Quercianella, fino a circa la metà dell’800, non esisteva come nucleo abitato, ancorché compresa, nella Comunità di Livorno, nella sezione I del catasto “del Castellaccio e Quercianella” del 1826. (v. tavola n.I), o, secondo una successiva denominazione nel “Popolo di Montenero-Comunità di Livorno”, in un’area ancora non edificata.
Emanuele Repetti nel suo completo e documentato “Dizionario geografico, fisico e storico della Toscana” (Firenze, 1833-45, Tipografie A.Tofani e G. Mazzoni), infatti, non cita né la località di Quercianella, né l’omonimo botro. Botro nel quale, ben visibilmente secondo la citata carta topografica e secondo quanto affermato anche da Gianfranco Barsotti (in “Storia Naturale dei Monti Livornesi”, Belforte&C. Editori, 2000, pag.149), confluisce il rio Forconi (dal nome della zona boscosa circostante), suo affluente di sinistra, presso l’intersezione della “vecchia via maremmana”, presumibilmente una delle strade di collegamento interno verso il crinale collinare.
Il rio o botro o borro Forconi, che probabilmente è più breve e proviene da poggio Piastrone, mt.186 di altitudine, affluisce alla sinistra del Quercianella proveniente dal versante nord del Poggione, mt.231, non distante dalle vecchie cave di pietra (vedi tav.1 cit. e anche cartografia a pag.34 della “Storia naturale dei monti livornesi”, op. cit.).
Tuttavia non sappiamo da quando, in età moderna, sia stata usata la denominazione della località, quale ne sia il primo documento ufficiale o “anagrafico”; essa pare sicuramente derivata dal botro Quercianella, a sua volta tratto, non diversamente da altre località maremmane, dalla circostante selva di querce, qui dominante nella specie del leccio (quercus ilex). Bosco denominato, in un atto del 1893 di descrizione, misura dei connotati catastali, stima e progetto di divisione dell’eredità Barontini, “Bosco del piano della Pineta o più comunemente Quercianella”.
Il nome della località, già in uso nello Stato preunitario granducale, passa immutato all’insorgente abitato durante lo Stato unitario del Regno d’Italia. Soltanto la stazione ferroviaria aggiunge, come secondo nome identificativo della località, in omaggio al suo principale promotore e primo esclusivo utente, quello di Sonnino.
Che la località poi sia venuta crescendo, e con essa identificandosi, intorno alla stazione di posta della strada regia granducale situata proprio in prossimità del piccolo ponte sul botro Quercianella - necessaria fonte di attingimento per l’abbeveramento dei cavalli, del loro cambio e del trapelo o rinforzo, prima di affrontare la dura salita verso Castellaccio e Montenero lungo il persistente, presumibile tracciato d’epoca romana, o verso il Romito da quando nel 1839 fu portato a compimento il progetto lorenese di costruzione della carrozzabile regia lungo la costa - è probabilmente un fattore rafforzativo di consolidamento toponomastico. Fattore proprio di un processo storico che procede per estensione - dal bosco al botro, alla stazione di posta e per essa, infine, all’intero territorio circostante della comunità - e che è comune a tante aggregazioni urbane.
La soluzione del problema dell’origine toponomastica di Quercianella ci aiuta anche a meglio comprendere i fattori generativi della scelta localizzativa del suo nucleo iniziale sia in epoca etrusco-romana, che moderna. Non è secondario, infatti, capire perché sia sempre prevalsa la scelta dell’area compresa tra la foce del botro Rogiolo e del botro Quercianella, piuttosto che quella alla foce del rio Chioma, più importante come regime idrico, con un retroterra vallivo più ampio e coltivabile, e soprattutto con un approdo fluviale relativamente più protetto e in uso fino alle seconda metà del ‘900 per il piccolo commercio con l’entroterra collinare, come è dimostrato anche dallo studio compiuto dall’Istituto Tecnico B.Buontalenti in “La valle Del Chioma” edito nel 2002 dal Comune di Livorno.
Ciclicamente, pur al mutare delle circostanze, l’uomo, di fronte alla necessità di risolvere i suoi problemi pratici ed operativi, compie uno stesso percorso logico, di comparazione costi-benefici, e giunge ad una medesima scelta razionale; scelta che nella storia, anche in epoche tra loro lontane, quella etrusco-romana e quella del ‘8-900, sembra solo superficialmente essere ribadita in modo casuale.
In epoca classica, fu scelta l’area intorno alla foce del botro Quercianella, là dove furono trovati dei reperti archeologici, là dove la strada consolare Aurelia iniziava la salita verso Monte Nero in direzione del Portus Pisanus; così come anche in epoca moderna è stata scelta la stessa area per i primi significativi insediamenti. L’area intorno alla foce del Chioma, invece, non casualmente è sempre rimasta marginale. Svelare, dunque, le motivazioni delle scelte insediative significa comprendere anche le dinamiche economiche, oltre alla genesi toponomastica.
In proposito, abbiamo rilevato, non senza meraviglia, che il botro Quercianella, anche nel suo tratto terminale più importante, quello della foce, viene chiamato dai quercianellesi botro Forconi; lo stesso nome (derivato o esteso non sappiamo) del bosco contermine, situato sul lato nord.
Tuttavia, per quanto, in documenti pubblici, si usino anche congiuntamente le due denominazioni, di “Botro detto della Quercianella e dei Forconi” - nel sopra citato atto di descrizione e stima relativo alla suddivisione ereditaria Barontini del 1893 -, e persino soltanto quella di botro Forconi - in un atto della Deputazione Provinciale di Livorno di concessione a Pilade Barontini per la costruzione di un muro sulla sponda del botro nel tratto limitrofo alla già citata proprietà -, tutte le cartografie, antiche e moderne, distinguono i due rivi, e, al di là della diversa importanza terminologica tra botro e rio, l’ultimo tratto dopo la confluenza dei due rami, quello interessato dagli insediamenti, viene costantemente chiamato soltanto Quercianella.
Sull’origine del nome, citiamo con simpatia, quale testimonianza antropologico culturale di una persistente tradizione popolare, raccolta in loco e ancora viva, figlia tra l’altro di antica novellistica, tra il leggendario e il macabro scherzo terrifico per i più piccoli, la storia di una povera giovane, Nella, che si suicidò impiccandosi ad una grande Quercia, dando così nome alla località.
In conclusione, una località che, persino come nome, è sorta probabilmente in epoca recente per accrescimento o sovrapposizione ai diversi scopi di uno stesso toponimo, priva come è stata per secoli di un nucleo abitato, chiusa in una condizione di isolamento, quasi ignota alla storia.

2. La toponomastica, strumento di ricostruzione storica del territorio.

Nel tortuoso percorso che abbiamo compiuto in Quercianella nella continua, faticosa, ma affascinante ricostruzione della storia del suo territorio, l’incontro con i luoghi e i loro nomi, ad iniziare, come si è visto, da quello attribuito all’intera località, ha rappresentato una delle esperienze più avvincenti, giacché il bisogno di “risalire” all’origine del nome, di indagare, diviene una straordinaria fonte di curiosità e di scoperte storiografiche.
Il patrimonio toponomastico, ossia l'insieme dei rapporti tra i nomi e le caratteristiche fisiche e antropiche del territorio, ci svela una notevole varietà di categorie concettuali. Queste attengono alle forme del terreno, alle condizioni e natura del suolo o a quelle di esposizione al sole o ai venti, alla vegetazione spontanea o coltivata, ad animali, a nomi personali, a fatti relativi alla sfera religiosa, alla viabilità.
Uno degli strumenti più immediati, dunque, per il primo approccio alla conoscenza storica di qualsiasi area umanizzata.
Ai nomi che la storia ha distribuito con fantasia viva sul territorio pare che si sia venuto sostituendo quella grigia, piatta uniformità che mediante i nomi delle vie sembra contrapporre il tessuto urbano dell’abitato a quello ormai abitato sempre più solo dalla natura, vegetale e animale, in una contrapposizione niente affatto rassicurante. Anche per questo oggi si è finito per appiattire l’immagine di Quercianella ad un luogo chiuso entro una gamma poco variata di nomi, quelli di persona, o se naturalistici “generati in provetta”.
E poiché i toponomi si modificano nel tempo per la stretta relazione con l’organizzazione economica e sociale di un gruppo umano fissato in un certo territorio - alcuni via via cadono in disuso e finiscono col perdersi o col subire correzioni e deformazioni allorché non appaiono più rispondenti ad un determinato genere di vita, ed altri progressivamente subentrano ex novo, utili ad altri scopi - le categorie toponomastiche ci permettono di interpretare la storia del territorio e in quanto tali sono “beni culturali”: anch'essi, come quelli materiali, da tutelare e conservare.
E quando i toponimi di un territorio antico, come quello italiano, così strettamente legato alla natura, all’agricoltura, al mare, al bosco, vengono sottoposti all’azione demolitrice della tecnologia e dell’economia, nel passaggio sempre più veloce delle sue diverse forme di produzione, non si perdono tanto o solo nella loro forma linguistica, quanto anche in quella culturale del loro significato originario, della loro funzione di orientamento sul territorio o di identità patrimoniale e comunitaria, dunque della loro genesi ed evoluzione storica.
Si vedrà come il bosco, nella sua rete fittissima di nomi, non essendo più abitato e lavorato, se non dai cacciatori dotati di moderni mezzi di locomozione o dai “fungaioli”, viene chiamato nella sua unitarietà d’insieme. Si ha così una riduzione estraniante di quanto ci circonda e non ci appartiene, la cui rinascita anche attraverso i nomi dei luoghi non può non avvenire senza una rivalutazione culturale “copernicana” e una nuova “genitorialità responsabile” dell’intero territorio.
Non c’è cultura, come esperienza di elevazione dello spirito, né etica civile, senza ancoraggio al territorio, alla sua comunità e alla loro memoria.


3. Perifericità e marginalità dei fattori strutturali dello sviluppo economico.

Più che dall’origine toponomastica e da alcuni fattori significativi per la scelta localizzativa, è dall’analisi della posizione e della configurazione geomorfologica di Quercianella, di quanto ne qualifica la natura e l’odierna “risorsa” naturalistica e quindi il pregio turistico-paesaggistico, che possiamo chiarire gli elementi conoscitivi essenziali per la comprensione della genesi e dei fattori che sono all’origine della sua identità storica. Preziosi, altresì, alla comprensione del suo domani, delle finalità e dei modi e mezzi di qualsivoglia politica di conservazione, tutela e valorizzazione.
Natura e posizione geografica innanzitutto che permettono di svelarci, ove letta in controluce (per contrapposizione, “perché lì e non qui”) con la storia del territorio contermine, i perché di un’origine molto recente e, di conseguenza, far comprendere i vincoli che da essa le derivano per il futuro sia alle Amministrazioni Pubbliche a vario titolo competenti, sia e soprattutto ai suoi abitanti chiamati ad essere sempre vigili e a fornire proposte e pareri.
Oggi i nuclei abitati più vicini sono: a nord, lungo la costa a circa 8 Km, Antignano, Ardenza a 10 Km e infine a 12 Km, Livorno; a nord-nord est, il Castellaccio a Km.4, sovrastante Montenero; ad est-sud est, Nibbiaia a Km. 5 posta ad un bivio equidistante tra Gabbro e Castelnuovo della Misericordia; a sud lungo lo stesso crinale, Rosignano Martittimo, a km.10 circa, e la sua frazione di Castiglioncello a km.7; infine, lungo la costa, Vada e Cecina.
Una posizione che ha, dunque, un potenziale ruolo di filtro fra ambienti naturali diversi, il mare, la costa, il territorio collinare e boschivo, e una elevata accessibilità rispetto alla rete infrastrutturale esistente; che, dunque, oggi appare “centrale”, quasi privilegiata rispetto ai citati insediamenti cui a raggiera si congiunge; ma che, invece, così non era nel passato, fin dall’antichità, quando ogni vettore di sviluppo economico e sociale era collocato lungo non la costa, ma le direttrici interne. Posizione periferica in termini territoriali ma soprattutto marginale in termini geo-economici.
Così, infatti, è stato, finché fattori esterni al suo sviluppo non ne hanno faticosamente, lentamente e progressivamente posto solo di recente le premesse al suo primaverile e rapido sbocciare. Cogliere gli elementi identificativi, nei suoi pregi o potenzialità e difetti o limiti, e le dinamiche di questo processo è doveroso per chi intenda comprendere i fattori del divenire storico tra la parte o il piccolo e il tutto o il grande. Ed è la comprensione di questa rete di sistema che ancor oggi costituisce il vincolo della conoscenza e della responsabilità decidente sul futuro.
Senza una precisa ricostruzione dei mutamenti che hanno segnato, insieme a quella generale, la storia antica e moderna d’Italia, non emergerebbero, infatti, gli elementi costitutivi della identità storica di Quercianella; quali fattori ne differenziarono lo sviluppo rispetto al contesto territoriale in cui si situa, in epoca classica, nel medioevo e nella storia moderna, dalla costruzione del Porto Pisano e dalla nascita di Livorno a quasi tutto l’800.